Sono sempre più frequenti i viaggi chirurgici low cost. Molte persone scelgono di andare all’estero dove la chirurgia plastica ha prezzi bassi per fare qualche ritocchino approfittando delle ferie. È una tendenza pericolosa: L’Aicpe, Associazione italiana di chirurgia plastica estetica, mette in guardia sui 6 rischi del turismo sanitario:
Comunicazione. La visita accurata è un elemento fondamentale e non sempre è facile capirsi tra paziente e dottore già quando si parla la stessa lingua. Se a questo si aggiungono i problemi linguistici e di differenze culturali, la situazione è ancora più complicata e cresce il rischio del paziente di non raggiungere il risultato desiderato.
Rischi sanitari. Nei Paesi in cui la chirurgia plastica è low-cost non si può avere la sicurezza che siano rispettati tutti gli standard garantiti in Italia. Si rischia così di contrarre infezioni o malattie come l’epatite B.
Assistenza pre e post-operatoria. Il paziente ha poco tempo per valutare i pro e i contro dell’operazione o per fare eventuali accertamenti pre-operatori. L’assistenza ‘post’, invece, si interrompe con la partenza che di solito avviene un paio di settimane dopo l’intervento.
Chirurgo plastico e assicurazione. “Quando si sceglie un medico in Italia è possibile verificarne le credenziali, la formazione e l’aggiornamento e giudicare dopo una prima visita se è la persona a cui ci si vuole affidare, nonché ci si può accertare circa la sua assicurazione professionale.
Costi. Il prezzo è sicuramente un elemento importante per decidere a quale chirurgo plastico affidarsi, ma non deve essere l’unico criterio, puntualizzano gli specialisti.
Vacanze. Inutile scegliere località esotiche per pensare di godersi il mare dopo l’operazione. Non ci sono operazioni che consentono di andare in spiaggia o in un museo dopo 24-48 ore.