Un test per distinguere le infezioni virali e le infezioni batteriche
Dall'Università degli Studi di Perugia arriva un nuovo test per riuscire a distinguere fra le infezioni virali e quelle batteriche, in modo da contrastare l'antibiotico-resistenza.
Nell’ottica della lotta contro l’abuso degli antibiotici e l’antibiotico-resistenza, ecco che l’Università degli Studi di Perugia ha contribuito a sviluppare un test diagnostico rapido per differenziare le infezioni virali da quelle batteriche. Il tutto è stato reso possibile grazie allo studio di biomarcatori del sangue. Per un medico, avere uno strumento rapido per distinguere fra un’infezione virale e una batterica, è fondamentale: in questo modo potrà stabilire quale sia la terapia migliore da somministrare al paziente. Il nuovo test si chiama MeMed BV™: grazie ad esso si potrà valutare subito se quella determinata risposta del sistema immunitario richieda l’uso di antibiotici o meno.
Continua la lotta all’antibiotico-resistenza
L’idea per creare un test che sappia discriminare velocemente fra infezioni virali e infezioni batteriche è nata per cercare anche di combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, spesso legato all’uso eccessivo di antibiotici.
Il progetto è dato dalla mente di una start-up israeliana, ma ha visto la partecipazione di Germania, Olanda, Svizzera e Italia. A rappresentare l’Italia ci ha pensato la professoressa Susanna Esposito, presidente WAidid e Ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Perugia. In occasione della World Antibiotic Awarness Week del 12-18 novembre 2018, è volata ad Haifa, in Israele, insieme ad alcuni esperti di infettivologia pediatrica per cercare di sviluppare ancora di più il test, in modo da renderlo disponibile per le diagnosi rapide.
Il test studia la risposta immunitaria alle infezione: misurando le concentrazioni nel sangue di 3 proteine (proteina C reattiva, TRIAL e IP-10), stabilisce se la risposta sia dovuta al contatto con dei virus o dei batteri. Il progetto, sviluppato anche grazie a finanziamenti della Comunità Europea, attualmente viene utilizzato a livello clinico nella UE, in Svizzera e in Israele. L’approccio del test è tale che potrà essere eseguito rapidamente anche vicino al paziente o dove esso viene assistito, grazie alle ridotte dimensioni della piattaforma necessaria.
Il problema è che l’antibiotico-resistenza è in crescita, anche in Italia. Nel 2015, in Europa, sono stati registrati 700.000 casi di infezioni antibiotico-resistenti, con 33.000 decessi. Solo nel nostro paese, le morti provocate dall’antibiotico-resistenza sono state 10.000, quindi un terzo di tutte quelle europee.
La professoressa Susanna Esposito ha così spiegato: “Si tratta di dati allarmanti, che impongono all’Italia di intervenire concretamente per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Con lo sviluppo di questo test, l’Università degli Studi di Perugia si fa portavoce di un impegno che mira a ridurre la resistenza agli antibiotici sia a livello internazionale sia nella pratica clinica quotidiana. Si tratta di una importante rivoluzione in campo diagnostico: il test interpreta i segnali del sistema immunitario e distingue con una sensibilità superiore al 90% le infezioni batteriche da quelle virali. Questo consente al medico di prescrivere i farmaci in maniera più consapevole, limitando l’uso di antibiotici che si rivela non necessario in oltre il 50% delle prescrizioni”.