Una malattia silenziosa provoca 12 mila decessi annuali e spese sanitarie superiori ai 2 miliardi

Il fenomeno della antibioticoresistenza si sta rivelando una vera e propria emergenza sanitaria in Italia, con conseguenze gravi sia in termini di salute pubblica che economici. Secondo le recenti stime dell’Ecdc, il nostro Paese registra annualmente circa 12.000 decessi attribuibili a questa problematica, mentre i costi legati all’assistenza sanitaria nazionale ammontano a 2,4 miliardi di euro. Questi dati sono stati forniti dal presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Robert Nisticò.

La necessità di un approccio globale

Nisticò ha sottolineato l’urgenza di adottare un approccio globale per affrontare questa crisi. È fondamentale promuovere un uso responsabile degli antibiotici, non solo nel settore umano ma anche in quello veterinario. Inoltre, è essenziale rafforzare le misure di prevenzione, in particolare negli ospedali, dove la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici è particolarmente preoccupante. Durante la presentazione del Rapporto 2025 sul consumo di antibiotici in Italia, il presidente ha evidenziato che è necessario incentivare la ricerca di nuovi farmaci antimicrobici, in grado di superare le attuali resistenze, attraverso semplificazioni normative.

I dati sul consumo di antibiotici nel 2023

Nel corso del 2023, il consumo totale di antibiotici per uso sistemico, sia pubblico che privato, ha raggiunto le 22,4 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti. Questo rappresenta un incremento del 5,4% rispetto all’anno precedente, con un aumento ancora più significativo (+6,3%) per quanto riguarda gli antibiotici prescritti a livello territoriale. Il Rapporto 2025 ha messo in evidenza che durante i mesi invernali i consumi possono aumentare fino al 40%, suggerendo un uso improprio di questi farmaci contro virus influenzali e para-influenzali, per i quali non sono efficaci. Inoltre, è emerso che quasi la metà della popolazione geriatrica assume antibiotici almeno una volta all’anno, con percentuali superiori al 60% nel Sud Italia.

Le implicazioni in ambito ospedaliero

Le strutture ospedaliere mostrano un trend di consumo di antibiotici in crescita, dove la presenza di batteri resistenti è particolarmente elevata. L’Italia detiene il primato europeo per il consumo di antiacidi, che possono alterare la flora batterica intestinale e contribuire alla selezione di germi resistenti. Il Drug Resistance Index, che misura il consumo di antibiotici insieme alla resistenza a questi farmaci, è in aumento in molte regioni, in particolare per microorganismi come Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae ed Enterococcus faecium. Questo incremento del consumo di antibiotici contrasta con il calo del 14,4% registrato nel periodo 2013-2019 e il decremento del 4% nel 2021.

Preoccupazioni per le prescrizioni ad ampio spettro

Un ulteriore aspetto allarmante è l’aumento delle prescrizioni di molecole ad ampio spettro rispetto a quelle a spettro ristretto, poiché queste ultime presentano un rischio maggiore di generare resistenze microbiche. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante in ambito ospedaliero, dove si registra un incremento delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria causate da germi multiresistenti. Nel 2023, le dosi somministrate ogni 100 giornate di degenza sono state 84, con un aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente. La situazione richiede un intervento deciso per evitare che l’antibioticoresistenza diventi una problematica insormontabile per il sistema sanitario italiano.

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Serafino Serluti