Vaccini: dal morbillo al Covid-19, tutto quello che c’è da sapere
La guida sui vaccini: come sono sviluppati, chi li approva, efficacia e sicurezza, i vaccini obbligatori e raccomandati e la vaccinazione anti-Covid19.
Fonte immagine: Unsplash / Towfiqu Barbhuiya
- Storia dei vaccini
- Cosa sono i vaccini
- Cosa contengono i vaccini
- Classificazione dei vaccini
- A cosa servono i vaccini e come funzionano
- Come viene sviluppato e commercializzato un vaccino
- Chi autorizza i vaccini e come avviene il processo di approvazione
- La vaccinovigilanza e il monitoraggio degli eventi avversi
- Controindicazioni ed effetti collaterali
- La vaccinazione in Italia
- Dove posso fare i vaccini e come posso sapere quali vaccini ho fatto
- La vaccinazione anti-Covid-19
I vaccini sono una delle armi più efficaci che l’umanità ha a disposizione per prevenire le malattie infettive e contrastare la diffusione di pandemie.
Dal primo vaccino della storia – quello contro il vaiolo scoperto nel 1796 – ai recenti vaccini sviluppati per combattere la pandemia da Covid-19, la vaccinazione nel mondo ha fatto passi da gigante e contribuito a salvare molte vite.
Nel nostro articolo facciamo il punto sui vaccini e sulla loro evoluzione: cosa sono, cosa contengono, a cosa servono, perché è importante vaccinarsi, come vengono sviluppati i vaccini, chi li approva e come, efficacia e sicurezza, controindicazioni ed effetti collaterali, i vaccini obbligatori e quelli raccomandati in Italia, la vaccinazione anti-Covid-19.
Storia dei vaccini
La storia della vaccinazione comincia con il vaccino contro il vaiolo, scoperto dal medico britannico Edward Jenner nel 1796.
All’epoca era noto che i contadini che avevano contratto il vaiolo bovino (cowpox) durante la mungitura delle mucche, dopo la guarigione non si ammalavano della variante umana del vaiolo (smallpox). Jenner, allora, iniettò del materiale estratto da una pustola di vaiolo bovino contratto da una giovane donna a un bambino di 8 anni. Dopo alcuni mesi, inoculò al bambino il vaiolo umano e il piccolo non si ammalò. Jenner intuì che qualcosa nel suo organismo lo aveva protetto dal contagio, anche se non fu in grado di capire esattamente cosa e non lo chiamò vaccino.
La sua scoperta, tuttavia, portò al primo caso di obbligo vaccinale in Europa, che risale all’inizio dell’800. Già ai tempi del vaiolo, infatti, i medici avevano osservato che proteggendo il singolo era possibile evitare che l’epidemia si diffondesse a tutta la comunità.
Le ricerche di Jenner sulla vaccinazione contro il vaiolo posero le basi per successivi studi sulle malattie infettive e sui vaccini.
Tra i più importanti traguardi raggiunti nello studio della vaccinazione contro le malattie infettive, a metà Ottocento ci sono quelli del medico tedesco Robert Koch e del biologo e chimico francese Louis Pasteur, considerato il padre della microbiologia. A lui si deve il nome “vaccini” (da vacca, in omaggio a Jenner), che preparò a partire dalle colture indebolite dei bacilli e con cui riuscì a vincere infezioni batteriche come il carbonchio e la rabbia.
Fu il Novecento, tuttavia, che inaugurò l’era della vaccinazione di massa, con la somministrazione su scala mondiale, nel 1963, del vaccino antipolio sviluppato dal medico e virologo polacco Albert Sabin.
La storia della vaccinazione in Italia
In Italia, come negli altri paesi europei, l’obbligo di vaccinare contro il vaiolo tutti i nuovi nati fu inaugurato nel 1888, per poi essere sospeso nel 1977 e, infine, abolito nel 1981 per l’eradicazione di questa malattia.
Quel periodo vide la nascita del Servizio sanitario Nazionale, istituito nel 1978.
Negli anni ’80, abolito l’obbligo della vaccinazione antivaiolosa, i vaccini obbligatori erano quelli contro la difterite (1939), la poliomielite (1966) e il tetano (1968), a cui nel 1991 si aggiunse quello contro l’epatite B per tutti i nuovi nati e per gli adolescenti al compimento del 12° anno di vita.
Nel 1999 iniziò anche la fase dei Piani Nazionali Vaccini, che indicavano obiettivi e calendari per la vaccinazione.
Negli anni 2000 furono introdotti nuovi vaccini, come quello polisaccaridico contro lo pneumococco (2001), quello contro il papillomavirus (2006) e il vaccino antimeningococcico tetravalente coniugato (2008).
Nel 2012 fu presentato il primo Calendario vaccinale per la vita. In contemporanea, venne approvato il Piano 2012-14, con l’importante inclusione delle offerte universali per pneumococco e meningococco C.
Una tappa fondamentale nella storia della vaccinazione in Italia è stata l’approvazione, nel 2017, del nuovo Pnpv (Piano nazionale prevenzione vaccinale). Questo piano, per arginare il calo delle vaccinazioni riscontrato a partire dal 2013, ha aperto all’obbligo vaccinale per l’ammissione degli studenti a scuola e per il personale sanitario, oltre a stabilire sanzioni per i medici che non volevano vaccinarsi.
Nel maggio del 2017, il Governo ha approvato il Decreto Legge n° 73/2017 (poi convertito con la legge 119/2017), che prevedeva l’estensione delle vaccinazioni obbligatorie (da 4 a 12, poi ridotte a 10 nella conversione in legge): ai vaccini obbligatori contro polio, difterite, tetano, epatite B, si sono aggiunti quelli contro pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, morbillo, rosolia, parotite e varicella.
Cosa sono i vaccini
I vaccini sono preparati biologici che hanno la finalità di prevenire una o più malattie infettive attraverso la stimolazione del sistema immunitario. L’obiettivo è l’acquisizione della cosiddetta “immunità attiva” nei confronti di un determinato antigene e della patologia che causa.
Cosa contengono i vaccini
I vaccini possono essere costituti da diverse “sostanze attive”:
- microrganismi (batteri o virus) uccisi o inattivati per stimolare il sistema immunitario senza causare la malattia
- antigeni, ovvero parti specifiche dei microrganismo che sono direttamente coinvolte nella risposta immunitaria a quel patogeno
- sostanze prodotte dal microrganismo (tossine) e coinvolte nel meccanismo con cui provoca la malattia, ma rese sicure e efficaci durante il processo di produzione del vaccino
- proteine ottenute con tecniche di ingegneria genetica.
Alcuni vaccini possono contenere, in quantità previste dai limiti di legge, anche:
- sostanze adiuvanti che migliorano la risposta del sistema immunitario
- sostanze conservanti e/o stabilizzanti, necessarie per mantenere inalterate le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche dei vaccini
- residui di lavorazione, cioè tracce di sostanze utilizzate nel processo di produzione del vaccino.
Classificazione dei vaccini
I vaccini possono essere classificati a seconda della tipologia di componenti attive presenti, ma si distinguono anche a seconda di quante patologie permettono di prevenire. Possono cioè essere:
- monocomponenti o monovalenti (un solo antigene), ovvero in grado di prevenire una sola malattia
- multicomponenti, multivalenti o combinati: sono formulazioni che contengono più vaccini (cioè più antigeni) nella stessa fiala, quindi con un’unica somministrazione sono in grado di proteggere da più malattie. E’ il caso del vaccino esavalente (poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, emofilo), somministrato in tre dosi ai bambini nell’arco del primo anno di vita.
Infine, i vaccini possono essere classificati in base alla via di somministrazione e si distinguono in:
- intramuscolari
- sottocutanei
- orali.
A cosa servono i vaccini e come funzionano
La vaccinazione come strategia di prevenzione primaria
I vaccini fanno parte delle strategie di prevenzione primaria delle malattie infettive: vengono inoculati alle persone a rischio prima dell’esposizione a un determinato microrganismo, per evitare che la malattia si manifesti.
Ma come agisce in concreto la vaccinazione? In che modo ci protegge dalle infezioni? Dopo la somministrazione, i vaccini inducono una risposta immunologica simile a quella causata dall’infezione naturale da parte di un agente infettivo, senza tuttavia provocare la malattia e i suoi sintomi. In questo modo, se dopo la vaccinazione l’organismo entra in contatto con quel patogeno, le sue difese immunitarie lo riconosceranno e saranno in grado di combatterlo.
Il principio alla base del funzionamento dei vaccini è la memoria immunologica, ovvero la capacità del sistema immunitario di ricordare quali microrganismi estranei hanno attaccato l’organismo in passato e di rispondere velocemente. Senza la vaccinazione, il corpo può impiegare anche due settimane per produrre la quantità di anticorpi necessaria per proteggersi. Nel frattempo, il virus può causare danni anche gravi.
In sintesi, l’obiettivo della vaccinazione è l’immunizzazione, e in particolare l’immunità attiva, ovvero quel processo attraverso il quale il nostro sistema immunitario impara a riconoscere i microrganismi e a reagire alla loro presenza in modo rapido ed efficace per neutralizzare i loro effetti nocivi.
Perché vaccinarsi? I benefici per il singolo e l’immunità di gregge
I vaccini sono importanti per la salute e la sicurezza del singolo, ma anche per quella di tutta la comunità. Ci proteggono, infatti, da malattie gravi e potenzialmente mortali. Ma anche da patologie più comuni che, in alcune circostanze, possono avere complicanze, come il morbillo e la rosolia.
Per le malattie trasmissibili da uomo a uomo, tuttavia, il loro effetto benefico non riguarda solo la persona vaccinata ma si estende a tutta la comunità, perché i vaccini contribuiscono a ridurre la circolazione del virus: se il numero di persone immuni supera un determinato valore soglia, la trasmissione si arresta. E’ la cosiddetta “immunità di gregge”, ovvero la percentuale di individui immunizzati oltre la quale la malattia non si propaga all’interno di una popolazione.
Se la percentuale di vaccinati in una popolazione è elevata, si riduce la possibilità che i non vaccinati entrino in contatto con il virus, quindi la sua trasmissione.
La soglia dell’immunità si raggiunge, in genere, prima che la copertura vaccinale sia del 100% della popolazione e varia a seconda di alcuni fattori. Tra questi, la virulenza di un agente infettivo, la sua trasmissibilità, l’efficacia del vaccino.
L’immunità di gregge è molto importante per proteggere le persone che non possono essere vaccinate, per esempio per l’età o perché, per loro, il vaccino è controindicato.
I vaccini come strumento di prevenzione secondaria
Anche se la vaccinazione è per definizione un intervento preventivo primario, alcuni vaccini vengono utilizzati anche come strumenti di prevenzione secondaria, cioè dopo che si è venuti in contatto con un agente patogeno (profilassi post-esposizione), per contenere la gravità della malattia. E’ il caso del vaccino per la rabbia, che può essere somministrato anche a chi è stato morso o è entrato in contatto con un animale affetto da rabbia. Il virus della rabbia, infatti, ha bisogno di tempo per raggiungere il sistema nervoso. Ecco perché, se il vaccino viene inoculato tempestivamente, può stimolare una risposta immunitaria che elimina il virus prima che la malattia si manifesti.
Naturalmente, l’utilizzo dei vaccini per la prevenzione secondaria è una strategia di emergenza, che non sostituisce la vaccinazione come strumento di prevenzione primaria.
Esistono anche alcune tipologie di vaccino che vengono usate per prevenire alcuni tipi di tumore di origine infettiva. Esempi di questo utilizzo sono le vaccinazioni anti-virus dell’epatite B e anti-papillomavirus umano, utilizzate per prevenire, rispettivamente, il carcinoma epatico da cronicizzazione del virus dell’epatite B e i tumori del collo dell’utero e dell’ano.
Come viene sviluppato e commercializzato un vaccino
I vaccini vengono prodotti da aziende farmaceutiche e istituti di ricerca attraverso un lungo processo di ricerca e sviluppo che può durare anche dieci anni.
Il lavoro ha inizio con l’allestimento dei preparati vaccinali e con gli studi sperimentali in vitro, che permettono di stabilire la composizione qualitativa e quantitativa ideale del vaccino (tipologia e quantità della componente attiva e di tutte le altre sostanze previste).
Il passo successivo è la sperimentazione preclinica: attraverso studi in vitro e in vivo su modelli animali, vengono definiti il meccanismo d’azione (cioè la capacità del vaccino di indurre la risposta immunitaria), il profilo tossicologico e le prime evidenze di efficacia e sicurezza su un organismo vivente complesso.
Le 4 fasi della sperimentazione clinica
Una volta conclusa la sperimentazione preclinica, si passa alla sperimentazione clinica sull’uomo, che si compone di 4 fasi: le prime tre (che coinvolgono un numero crescente di volontari) si svolgono prima dell’autorizzazione alla messa in commercio del vaccino, la quarta viene condotta quando il vaccino è già disponibile suo mercato e coinvolge milioni di persone. Vediamole in dettaglio.
- Fase 1: il vaccino viene testato su un numero limitato di persone (in genere alcune decine). Questi studi servono a valutarne la tollerabilità, ovvero la frequenza e la gravità degli effetti collaterali.
- Fase 2: durante questi studi, che possono coinvolgere anche centinaia di persone, il vaccino viene somministrato a dosi diverse per studiarne gli effetti. Questa fase permette di analizzare sia la tossicità che l’immunogenicità, cioè la capacità del vaccino di stimolare una risposta immunitaria valida.
- Fase 3: consiste in una prova di efficacia del vaccino su larga scala che coinvolge alcune migliaia di volontari.
- Fase 4: dopo l’autorizzazione, il vaccino viene prodotto su larga scala e messo in commercio. Gli studi di fase 4, o studi post-autorizzativi, servono a testare l’efficacia, la sicurezza e gli effetti secondari del vaccino nel mondo reale. Questa fase prevede che i ricercatori valutino l’utilizzo in particolari sottogruppi di popolazioni e in condizioni patologiche (per esempio, in presenza di malattie del sistema immunitario che potrebbero modificarne l’efficacia e la sicurezza) e il rapporto costo-beneficio rispetto alla malattia e/o ad altri vaccini.
Chi autorizza i vaccini e come avviene il processo di approvazione
Dopo aver verificato che tutti i risultati dei test di fase 3 sui vaccini siano in linea con gli standard richiesti, il produttore prepara un dossier e lo invia alle autorità competenti, che sono l’EMA – European Medicines Agency per l’Unione Europea e l’AIFA – Agenzia italiana del farmaco per l’italia. Per gli USA, il compito di approvare i vaccini spetta invece alla FDA – Food and Drug Administration.
Nell’Unione Europea, i vaccini vengono autorizzati sulla base di requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia definiti da linee guida europee e internazionali. L’analisi dei dati scientifici presentati dalle aziende può portare a un parere positivo (approvazione) o negativo (non approvazione) sul rapporto benefici/rischi legati alla somministrazione del vaccino sull’uomo.
La procedura di approvazione può essere di due tipi:
- comunitaria: può essere centralizzata (o di mutuo riconoscimento), cioè prevedere il coinvolgimento di tutti i Paesi membri dell’UE, oppure decentrata, quando un singolo Stato membro ha la facoltà di agire come referente per tutti gli altri, ma in tutti i casi porta a una decisione condivisa da tutti gli Stati UE.
- Nazionale: quando prevede il coinvolgimento di un solo paese.
Prima di poter essere commercializzati in Italia, i vaccini, come tutti i medicinali, devono ricevere l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) da parte dell’AIFA.
Un caso a parte è rappresentato dal vaccino antinfluenzale. La sua composizione viene aggiornata ogni anno secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sulla base delle informazioni epidemiologiche e virologiche raccolte nel corso dell’anno.
Questo monitoraggio permette di identificare i ceppi di virus circolanti e di selezionare quelli da inserire nei vaccini per la nuova stagione influenzale. Le aziende presentano all’AIFA e/o all’EMA le procedure di aggiornamento della composizione dei vaccini antinfluenzali, che vengono approvate entro l’estate.
La vaccinovigilanza e il monitoraggio degli eventi avversi
Come abbiamo visto, prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio i vaccini sono sottoposti a diverse fasi di valutazione della sicurezza e dell’efficacia. Ma questo avviene anche dopo.
La vaccinovigilanza comprende proprio l’insieme delle attività di farmacovigilanza relative alla “raccolta, valutazione, analisi e comunicazione degli eventi avversi che seguono l’immunizzazione (“Adverse Event Following Immunization” – Aefi).
L’obiettivo dell’attività di vaccinovigilanza, come del resto quello della farmacovigilanza, è accertare che il rapporto beneficio/rischio di un vaccino si mantenga favorevole nel corso del tempo, ovvero che il suo utilizzo apporti più benefici che rischi e, per questo, resti raccomandabile.
Come funziona la vaccinovigilanza?
Questo monitoraggio si basa essenzialmente sull’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse, raccolte nel database della Rete Nazionale di Farmacovigilanza e del sistema europeo di farmacovigilanza EudraVigilance.
Un ulteriore database utilizzato per la sorveglianza dei vaccini e dei medicinali in genere è il sistema VigiBase dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ importante, infatti, che questa attività si svolga su scala mondiale, attraverso un’articolata rete di coordinamento e scambio di informazioni, in modo da avere una base di dati sugli eventi avversi il più possibile capillare e globale.
La vaccinovigilanza in Italia è effettuata da un gruppo di lavoro dedicato dell’AIFA.
Questa attività consiste nel valutare tutti gli eventi che si verificano dopo la somministrazione di un vaccino. L’obiettivo è evidenziare possibili associazioni tra il prodotto e l’evento. L’analisi della correlazione fra un evento avverso e un vaccino prevede la valutazione della probabilità che il vaccino possa aver causato l’evento nel singolo caso e, quindi, che esista un nesso di causalità (non solo un nesso temporale) tra vaccinazione ed evento avverso: in questo caso si parla di reazione avversa.
Gli effetti della vaccinovigilanza
Un evento avverso che risulta potenzialmente o chiaramente correlato all’uso del vaccino deve essere riportato nelle informazioni del prodotto, nelle sezioni relative alle reazioni avverse e/o nelle sezioni relative alle avvertenze o alle controindicazioni.
Eventi avversi gravi o molto frequenti possono modificare il rapporto beneficio/rischio di un vaccino: questo può portare l’autorità regolatoria a sospendere la somministrazione in attesa di approfondimenti o a revocare l’autorizzazione alla messa in commercio, imponendo il ritiro del prodotto.
Controindicazioni ed effetti collaterali
Eventuali controindicazioni, avvertenze e precauzioni di impiego di un vaccino devono essere riportati nelle sezioni dedicate del foglietto illustrativo, che contiene tutte le informazioni relative al prodotto.
In linea generale, un vaccino è controindicato e non deve essere somministrato a persone allergiche al suo principio attivo o a uno qualsiasi dei suoi componenti.
La sua somministrazione può essere sconsigliata anche in presenza di altre condizioni, come patologie, sistema immunitario indebolito, assunzione di farmaci che possono interagire con il vaccino, gravidanza e allattamento.
Per questo, il personale sanitario che esegue la vaccinazione deve verificare la presenza di controindicazioni e/o precauzioni prima della somministrazione del vaccino, utilizzando una scheda anamnestica standardizzata per raccogliere informazioni. Questi dati permettono di capire se la vaccinazione può essere eseguita senza rischi o se ci sono condizioni che la sconsigliano.
Anche gli effetti indesiderati che possono verificarsi dopo la somministrazione del vaccino sono riportati nel foglietto illustrativo: si tratta delle reazioni avverse osservate durante gli studi clinici e, eventualmente, aggiornate sulla base delle segnalazioni raccolte attraverso il processo di vaccinovigilanza.
Gli effetti indesiderati variano da vaccino a vaccino. Possono spaziare da un semplice mal di testa fino a reazioni allergiche o altre problematiche anche piuttosto serie.
Sono classificati, a seconda del numero di persone che possono interessare, in:
- molto comuni: possono riguardare più di una persona su 10
- comuni: possono interessare fino a una persona su 10
- non comuni: possono interessare fino a una persona su 100
- rari: possono interessare fino a una persona su 1.000
- molto rari: possono interessare fino a una persona su 10.000
- non noti: i dati disponibili non permettono di definire la loro frequenza.
Se, dopo la vaccinazione, si riscontra un qualsiasi effetto indesiderato, anche non elencato nel foglietto illustrativo, è importante segnalarlo subito al medico.
La vaccinazione in Italia
In Italia la vaccinazione è regolamentata dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv), elaborato su base triennale. A causa dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19, il Pnpv 2017-2019 è stato prorogato fino a tutto il 2021.
Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale e il calendario vaccinale
Il Piano, approvato in Conferenza Stato-Regioni, riconosce come priorità di sanità pubblica la riduzione o l’eliminazione delle malattie infettive prevenibili con la vaccinazione. Delinea inoltre strategie efficaci e omogenee da mettere in campo su tutto il territorio nazionale.
Tra gli obiettivi del piano ci sono quello di garantire l’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni e la disponibilità dei vaccini. Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale include il calendario vaccinale, ovvero il calendario delle vaccinazioni offerte attivamente e gratuitamente alla popolazione per fascia d’età (bambini, adolescenti, adulti, anziani). I cittadini che rientrano tra le categorie per cui la vaccinazione è obbligatoria o raccomandata possono usufruirne in modo gratuito.
In aggiunta, il Pnpv definisce gli interventi vaccinali destinati a particolari categorie a rischio (per patologia, per esposizione professionale, per determinante condizioni), oltre a indicare le vaccinazioni raccomandate per viaggiatori internazionali.
Le 10 vaccinazioni obbligatorie da 0 a 16 anni
Quali sono le vaccinazioni obbligatorie per bambini e ragazzi? Ad integrazione del Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019, il Decreto legge 7 giugno 2017 , n. 73, Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, ha portato da 4 a 10 il numero di vaccinazioni obbligatorie nell’infanzia e nell’adolescenza.
L’obiettivo di questo aumento è contrastare il progressivo calo delle vaccinazioni, sia obbligatorie che raccomandate, in corso dal 2013. A causa di questa diminuzione, infatti, la copertura vaccinale in Italia è scesa sotto il 95%, la soglia raccomandata dall’OMS per garantire l’immunità di gregge.
Ecco le vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra zero e sedici anni e per i minori stranieri non accompagnati previste dal Decreto:
- anti-poliomielitica
- anti-difterica
- anti-tetanica
- anti-epatite B
- anti-pertosse
- anti-Haemophilus influenzae tipo b
- anti-morbillo
- anti-rosolia
- anti-parotite
- anti-varicella.
L’obbligatorietà per le ultime quattro vaccinazioni è soggetta a revisione ogni tre anni in base ai dati epidemiologici e alle coperture vaccinali raggiunte.
Il Decreto indica anche queste vaccinazioni come ad offerta attiva e gratuita da parte delle Regioni e Province autonome, ma senza obbligo vaccinale:
- anti-meningococcica B
- anti-meningococcica C
- anti-pneumococcica
- anti-rotavirus.
Queste 4 vaccinazioni si aggiungono alle altre ad offerta attiva e gratuita già indicate nel Pnpv 2017-2019. Si tratta delle vaccinazioni antipapilloma virus (HPV) negli undicenni e anti-meningococcica tetravalente ACWY negli adolescenti.
Scuola e vaccini obbligatori
Il rispetto degli obblighi vaccinali è un requisito essenziale per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia per i bambini da 0 a 6 anni.
Dalla scuola primaria (scuola elementare) in poi, bambini e ragazzi possono accedere comunque a scuola e fare gli esami. Tuttavia, in caso di mancato rispetto degli obblighi vaccinali, la Asl attiva un percorso di recupero della vaccinazione. E’ anche prevista una sanzione amministrativa da 100 a 500 euro.
Sono esonerati dall’obbligo vaccinale i bambini e i ragazzi che hanno contratto la malattia, quindi sono già immunizzati, e i bambini che, a causa di specifiche condizioni cliniche temporanee o permanenti, non possono essere vaccinati.
Guida alle vaccinazioni per fascia di età e categoria
Vediamo allora quali sono le vaccinazioni, raccomandate e obbligatorie, previste dal calendario vaccinale del Pnpv 2017-2019 per ogni fascia di età e categoria. Queste vaccinazioni sono offerte gratuitamente e attivamente dal Servizio sanitario nazionale (SSN).
Bambini da zero a 6 anni
- Vaccino esavalente (DTPa/IPV/Ep B/Hib): protegge contro la difterite, il tetano, la pertosse, la polio, l’epatite B e le infezioni da Haemophilus influenzae tipo b. E’ prevista una somministrazione in tre dosi (al terzo, al quinto e al dodicesimo mese) nel primo anno di vita. E’ obbligatorio per i nati nel 2001. A 6 anni prevede un richiamo per le vaccinazioni contro difterite, tetano, pertosse e poliomielite, che può essere effettuato con vaccini combinati.
- Pneumococcico coniugato (PCV): 3 dosi nel primo anno di vita (fortemente raccomandato per i nati a partire dal 2012, contemporaneamente alla vaccinazione con esavalente, ma in sede anatomica diversa).
- Vaccino contro il meningococco B (MenB): 2, 3 o 4 dosi nel primo anno di vita, a seconda del mese di somministrazione della prima dose (fortemente raccomandato per i nati a partire dal 2017).
- Vaccinazione contro il rotavirus: somministrato per via orale, prevede 2 o 3 dosi nel primo anno di vita, a seconda del tipo di vaccino utilizzato (fortemente raccomandato per i nati a partire dal 2017).
- Vaccino contro il meningococco C: 1° dose nel secondo anno di vita (fortemente raccomandato per i nati a partire dal 2012).
- Vaccinazione contro morbillo-parotite-rosolia (MPR) (obbligatoria dal 2001) e contro la varicella (V) (obbligatoria dal 2017): 1° dose nel secondo anno di vita e 2° dose a 6 anni. Sono somministrati mediante vaccino combinato quadrivalente MPRV oppure tramite vaccino trivalente MPR e monovalente varicella in diversa sede anatomica.
Adolescenti
Per gli adolescenti è prevista la somministrazione di richiami di vaccinazioni già effettuate nell’infanzia e di nuove vaccinazioni specifiche. In dettaglio:
- Vaccino contro difterite, tetano, pertosse e poliomielite, utilizzando vaccini combinati con dosaggi antigenici previsti per l’adulto (obbligatorio per i nati dal 2001).
- Vaccino contro morbillo, parotite e rosolia (MPR): è importante verificare lo stato vaccinale e, a seconda dei casi, iniziare o completare eventuali cicli incompleti, somministrando 1 o 2 dosi del vaccino in base alle necessità.
- Vaccinazione contro la varicella: deve essere offerta (con 2 dosi) ai soggetti che non abbiano avuto la malattia e non siano già stati immunizzati attivamente in precedenza.
- Vaccino anti-HPV: questo vaccino protegge contro le infezioni da papillomavirus (causa principale del cervicocarcinoma) e deve essere offerto attivamente a ragazze e ragazzi (2 dosi nel corso del 12° anno di vita).
- Vaccinazione contro il meningococco C coniugato (Men ACWY coniugato): questo vaccino è raccomandato durante l’adolescenza e prevede la somministrazione di una dose di vaccino anti-meningococcico quadrivalente ACYW135, sia a chi non abbia mai effettuato nell’infanzia la vaccinazione contro il meningococco C o quadrivalente, sia a chi abbia già ricevuto una dose.
Adulti
In età adulta è opportuno somministrare ogni 10 anni il vaccino contro difterite-tetano-pertosse con dosaggio per adulto, offerto in modo attivo.
Come per gli adolescenti, è importante anche verificare lo stato di suscettibilità per morbillo, rosolia, parotite e varicella e, se necessario, somministrare i relativi vaccini.
Anziani
- Vaccinazione antinfluenzale: questo vaccino è raccomandato alle persone oltre i 65 anni per ridurre complicanze, ospedalizzazioni e morti dovute all’infezione e deve essere somministrato ogni anno (una dose nel periodo ottobre-dicembre).
- Vaccino pneumococcico coniugato seguito da una dose di vaccino polisaccaridico (PCV+PPSV): raccomandato per gli over 65.
- Vaccino anti-Herpes Zoster: una dose, raccomandato agli over 65.
Come in età adulta, è opportuno somministrare ogni 10 anni il vaccino anti difterite-tetano-pertosse e verificare l’immunità nei confronti di MPR e varicella, offrendo le rispettive vaccinazioni in caso di suscettibilità.
Categorie a rischio
Il Pnpv 2017-2019 prevede anche l’offerta di vaccini a diverse categorie di persone sulla base di determinate condizioni di rischio. Sono individuati 4 gruppi:
- Gruppi di popolazione a rischio per patologia: in questa categoria rientrano individui con caratteristiche e condizioni patologiche che li espongono ad un aumentato rischio di contrarre malattie infettive e sviluppare complicanze gravi. Per ciascun vaccino, il Pnpv indica quando è utile l’immunizzazione. La vaccinazione contro l’influenza, per esempio, è raccomandata ad ogni stagione autunnale agli over 65. In generale, è consigliata a tutti i soggetti a partire dai 6 mesi di vita che appartengono a gruppi a rischio. Anche la somministrazione del vaccino contro epatite A e pneumococco è consigliata ad adolescenti e adulti a rischio.
- Donne in età fertile: in previsione di una possibile gravidanza, è importante che le donne in età fertile siano protette nei confronti di morbillo-parotite-rosolia (MPR) e della varicella. È raccomandata anche la vaccinazione delle donne di 25 anni di età con vaccino anti-HPV.
- Soggetti a rischio per esposizione professionale: in questa categoria rientrano le persone che lavorano a contatto con soggetti o materiali potenzialmente infetti, che li mettono a rischio di esposizione a malattie infettive. E’ il caso degli operatori sanitari, del personale di laboratorio e degli operatori scolastici. Di questo gruppo fanno parte anche gli addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e chi lavora a contatto con gli animali.
- Soggetti a rischio per determinati comportamenti o condizioni: in questa categoria rientrano, per esempio, le donne in gravidanza. E’ consigliabile somministrare il vaccino antinfluenzale durante il secondo o terzo trimestre di gestazione. E’ molto importante anche la vaccinazione contro difterite, tetano e pertosse.
Clicca e scarica il calendario vaccinale del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019.
Vaccinazioni per viaggiatori internazionali
Le vaccinazioni rappresentano un’utile arma per prevenire molte delle malattie che si possono contrarre durante i viaggi. Prima di partire è importante assicurarsi di aver effettuato tutte le vaccinazioni previste dal programma nazionale.
A seconda della destinazione, del tipo di viaggio, della durata delle permanenza e delle condizioni di salute personali, è inoltre consigliata la vaccinazione contro patologie specifiche. Tra le principali ci sono:
- colera
- encefalite giapponese
- encefalite da zecche
- epatite A
- febbre gialla
- febbre tifoide
- meningite meningococcica
- rabbia.
Dove posso fare i vaccini e come posso sapere quali vaccini ho fatto
Le vaccinazioni vengono eseguite nei centri vaccinali presso la propria Azienda sanitaria territoriale, dal medico di base o, per i bambini, dal pediatra di libera scelta.
Le Aziende sanitarie locali sono il punto di riferimento per avere tutte le informazioni su come e dove fare i vaccini. Presso le Asl è anche possibile conoscere il proprio stato vaccinale e quello dei propri figli, cioè sapere quali vaccinazioni sono state fatte e se si è in regola con i richiami.
E’ possibile consultare i siti delle diverse aziende o contattarle via email o per telefono tramite l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP).
La vaccinazione anti-Covid-19
La diffusione del virus Sars-Cov-2 e la pandemia da Covid-19 hanno messo scienziati, industrie farmaceutiche, istituzioni e organizzazioni sanitarie di fronte a una doppia sfida. Quella di sviluppare il prima possibile vaccini sicuri ed efficaci e di somministrarli, nel modo più veloce e capillare possibile, alla popolazione.
L’11 gennaio 2020 è stata pubblicata la sequenza genetica del virus Sars-Cov-2 e, da allora, è iniziata la corsa ai vaccini, che ha portato rapidamente alle prime sperimentazioni. A dare il via ai trial clinici sono stati Moderna, con il primo vaccino a mRNA, e CanSino, vaccino a vettore virale.
Un lavoro di ricerca e sviluppo senza precedenti. In meno di un anno sono stati approvati i primi due vaccini anti-Covid-19 (BioNTech/Pfizer e Moderna) ed è iniziata la somministrazione. Nell’Unione Europea, il Vaccine Day è stato il 27 dicembre, quando sono iniziate le prime iniezioni del vaccino contemporaneamente in tutti gli stati membri.
Vediamo, allora, qual è stato il processo che ha permesso, in tempi record rispetto al consueto, di sviluppare e approvare i vaccini anti-Covid-19 in Europa. Approfondiamo anche come si sta svolgendo la campagna vaccinale in Italia e come vaccinarsi.
Lo sviluppo dei vaccini anti-Covid
Come abbiamo visto, lo sviluppo di un vaccino in genere è un processo lungo e articolato.
Nel caso dei vaccini anti-Covid-19, lo sviluppo è stato particolarmente rapido. Una serie di fattori hanno permesso di rendere più veloce il processo, senza far venire meno gli standard di qualità, efficacia e sicurezza. Tra i principali elementi velocizzanti:
- disponibilità di ricerche condotte in passato sulla tecnologia a RNA messaggero (mRNA), su cui si basano i vaccini BioNTech/Pfizer e Moderna
- studi sui Coronavirus umani correlati al SARS-CoV-2, per esempio quelli che hanno provocato SARS (Severe acute respiratory syndrome) e MERS (Middle East respiratory syndrome)
- ingenti risorse umane ed economiche messe a disposizione in tempi stretti
- produzione del vaccino parallelamente agli studi e al processo di autorizzazione.
La valutazione dell’EMA
Per l’approvazione nell’Unione Europea, un vaccino deve essere sottoposto a rigorose sperimentazioni e a una solida valutazione scientifica da parte dell’autorità regolatoria, ovvero l’EMA. La valutazione dei vaccini anti-Covid-19 ha seguito gli stessi standard (norme, procedure e protocolli) utilizzati per autorizzare gli altri vaccini, ma si è svolta con una procedura accelerata basata su due strumenti: la rolling review e l’autorizzazione condizionata.
Rolling review
Di solito, l’EMA effettua la valutazione dei dati forniti dalle aziende farmaceutiche al termine della sperimentazione clinica. Con la rolling review, o revisione ciclica, l’autorità regolatoria svolge questa analisi man mano che i dati diventano disponibili dagli studi in corso. Si tratta di una procedura adottata nelle situazioni di emergenza per velocizzare la valutazione e permettere all’ente di fornire un parere sull’autorizzazione in tempi più brevi.
Autorizzazione condizionata
Al termine del processo di valutazione, l’EMA si è avvalsa di un’altra facoltà a cui è possibile fare ricorso in situazioni eccezionali. Ha cioè concesso un’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio dei vaccini. Un’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio garantisce che il vaccino approvato:
- soddisfi i rigorosi standard UE su sicurezza, efficacia e qualità
- sia prodotto e controllato in impianti approvati e certificati, in linea con gli standard farmaceutici necessari per la commercializzazione su larga scala.
L’autorizzazione condizionata si basa su dati meno completi rispetto a quelli richiesti per una procedura standard di approvazione e immissione in commercio. L’autorità regolatoria, infatti, valuta che i benefici che derivano dalla disponibilità immediata di un vaccino (o in generale di un farmaco) superino i rischi legati al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. Tuttavia, vincola le aziende farmaceutiche a fornire entro una certa scadenza ulteriori dati che confermano un rapporto beneficio/rischio a favore del beneficio.
A differenza dell’autorizzazione all’uso d’emergenza, che alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, utilizzano per consentire l’uso temporaneo di un medicinale non autorizzato per l’immissione in commercio, l’autorizzazione condizionata è a tutti gli effetti un’autorizzazione formale.
Questa modalità di valutazione con rolling review e autorizzazione condizionata è stata impiegata prima per i vaccini BioNTech/Pfizer e Moderna, poi anche per AstraZeneca e Johnson & Johnson, attualmente i 4 vaccini approvati in Europa. E’ stato così possibile iniziare la vaccinazione di massa contro il Covid-19 in tutta Europa in tempi molto rapidi.
Vediamo più in dettaglio le caratteristiche e il profilo di efficacia di questi 4 vaccini.
I 4 vaccini anti-Covid-19 approvati in Europa
Differenze tra vaccini a RNA messaggero e a vettore virale
I vaccini anti-Covid-19 approvati in Europa sono basati su due tecnologie: a RNA messaggero (mRNA), come BioNTech/Pfizer e Moderna, e a vettore virale, come AstraZeneca e Johnson & Johnson. Qual è la differenza?
Un vaccino a vettore virale prevede che nell’organismo venga iniettato il virus indebolito o una parte di esso.
I vaccini a vettore virale sviluppati contro il Covid-19 utilizzano una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé, non più in grado di replicarsi, come vettore DNA che fornisce le istruzioni per sintetizzare nel nucleo delle cellule umane la proteina Spike di SARS-CoV-2. Si tratta della proteina che il virus utilizza per attaccarsi alle cellule. Una volta prodotta, la proteina stimola una risposta immunitaria specifica.
Nel caso dei vaccini a RNA messaggero, su cui si basano i vaccini BioNTech/Pfizer e Moderna, non si inietta il virus, bensì molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA), ovvero una sequenza genetica che contiene le istruzioni per produrre la proteina Spike. Questo fa sì che le cellule della persona vaccinata sintetizzino questa proteina, che una volta riconosciuta attiva la produzione di anticorpi contro il Coronavirus. Se, dopo la vaccinazione, l’organismo entra in contatto con il virus, gli anticorpi così prodotti bloccheranno le proteine Spike, impedendo il loro ingresso nelle cellule.
I vaccini anti-Covid approvati: le principali caratteristiche
Ecco un prospetto sintetico dei 4 vaccini e delle loro principali caratteristiche, come riportate dall’Istituto Superiore di Sanità.
- Vaccino BioNTech/Pfizer – mRNA BNT162b2 (Comirnaty): sviluppato da Pfizer, azienda farmaceutica statunitense, e BioNTech, azienda tedesca di biotecnologia e biofarmaceutica. E’ basato sulla tecnologia a RNA messaggero (mRNA). Prevede la somministrazione in due dosi, a distanza di 21 giorni l’una dall’altra.
- Vaccino Moderna – mRNA-1273 (SpikeVax): sviluppato da Moderna, azienda statunitense che opera nel campo delle biotecnologie, grazie anche al finanziamento della Biomedical Advanced Research and Development Authority e del National Institute of Allergy and Infectious Diseases. Si basa sulla tecnologia a RNA messaggero e prevede due dosi da iniettare a distanza di 28 giorni l’una dall’altra.
- Vaccino AstraZeneca – Vaxzevria (ChAdOx1-S): sviluppato da Università di Oxford e AstraZeneca, multinazionale biofarmaceutica anglo-svedese con sede presso il Cambridge Biomedical Campus di Cambridge, Regno Unito. Alla produzione del vettore adenovirale ha collaborato la Advent-IRBM di Pomezia. E’ un vaccino a vettore virale che utilizza una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé, non più in grado di replicarsi. Prevede la somministrazione di due dosi a distanza di 28 giorni l’una dall’altra.
- Vaccino Johnson & Johnson – Janssen Ad26.COV2.S: sviluppato dalla multinazionale farmaceutica statunitense Johnson & Johnson, è un vaccino a vettore virale composto da un vettore ricombinante basato su adenovirus umano di tipo 26 non in grado di replicarsi. Prevede una singola dose.
L‘Istituto Superiore di Sanità, alla data del 9 luglio 2021, ha sottolineato in un comunicato stampa che tutti e 4 i vaccini contro il Covid-19 approvati in Europa sono efficaci circa all’80% nel proteggere dall’infezione e fino al 100% nella protezione dagli effetti più gravi della malattia, per tutte le fasce di età, purché siano state completate le dosi previste.
La campagna vaccinale anti-Covid in Italia
In Italia, la campagna di vaccinazione contro il Covid-19 è iniziata in contemporanea con gli altri paesi UE, a fine dicembre 2020.
Le modalità di attuazione sono state delineate nel Piano strategico nazionale per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2 per l’esecuzione della campagna di vaccinazione nazionale. Il piano è stato elaborato da Ministero della Salute, Commissario straordinario per l’emergenza, Istituto Superiore di Sanità, AGENAS e AIFA e adottato a marzo 2021.
Il vaccino non è obbligatorio ma raccomandato e offerto gratuitamente a tutta la popolazione secondo un ordine di priorità che tiene conto del rischio di malattia, dell’età, dei tipi di vaccini e della loro disponibilità.
Il piano ha dato precedenza, nelle fasi iniziali della campagna vaccinale, alle persone in condizioni di elevata fragilità e agli anziani tra i 60 e gli 80 anni. Per loro, infatti, il tasso di mortalità associato a Covid-19 era particolarmente elevato.
Il Piano ha individuato come prioritarie anche altre categorie, a prescindere da età e presenza di patologie. Tra queste, personale scolastico e universitario (docente e non docente), forze armate, servizi penitenziari, personale di altre comunità residenziali (socio-sanitarie, civili, religiose).
Il 13 marzo è stato presentato il Piano Vaccinale del Commissario straordinario, che fissa le linee operative per completare la campagna vaccinale, raggiungendo una copertura di almeno l’80% della popolazione entro settembre 2021.
Come vaccinarsi contro il Covid in Italia
È possibile prenotare la vaccinazione anti-Covid-19 utilizzando le piattaforme di prenotazione regionali.
Per tutte le informazioni, il Ministero della Salute può essere contattato:
- dall’Italia, al numero di pubblica utilità 1500
- dall’estero ai numeri +39 0232008345 – +39 0283905385.
Anche le Regioni hanno attivato numeri verdi dedicati per tutte le informazioni sul Coronavirus.
A questo link, puoi trovare tutte le informazioni del Ministero della Salute sulla vaccinazione anti-Covid-19.
Consulta la dashboard del Ministero della Salute per avere dati sempre aggiornati sull’andamento della campagna vaccinale e per conoscere i punti vaccinali regione per regione.
Leggi tutti gli aggiornamenti sui vaccini nella sezione “Salute” di Benessereblog.