Vaccini Covid-19, le domande più frequenti
Vaccini Covid-19, domande ne abbiamo? La nostra intervista al dottor Alessandro D’Avino, infettivologo di MioDottore.
Vaccini Covid-19, quali sono le domande più frequenti nel nostro paese? Ormai siamo in piena campagna vaccinale. La maggior parte degli operatori sanitari ha ricevuto la prima e la seconda dose del vaccino e si inizia in molte Regioni a dare copertura ad un’altra categoria fortemente a rischio, gli over 80 anni. Sappiamo quanto sia fondamentale raggiungere un’immunità di gregge il più velocemente possibile. Eppure ci sono ancora degli incerti.
Per rispondere a ogni domanda, abbiamo intervistato Alessandro D’Avino, infettivologo di MioDottore che aderisce al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma.
Vaccini Covid-19 e fake news: ancora una volta, la bufala è servita
Quali le differenze tra i vaccini disponibili?
Attualmente abbiamo il Vaccino Pfizer che dagli studi registrativi ha dato i risultati migliori dal punto di vista dell’efficacia (intorno al 95%); il suo successo risiede nel metodo particolarmente innovativo col quale è stato concepito: al suo interno infatti non troviamo un virus attenuato o inattivato come nella gran parte dei vaccini che conosciamo, bensì contiene un mRNA, ossia un codice genetico che, senza integrarsi nel nostro genoma ( come erroneamente affermano gli scettici ), permette alle nostre cellule di produrre proteine virali e quindi di sviluppare anticorpi contro di esse.
Il secondo Vaccino è quello di Moderna, anch’esso è un vaccino a mRNA e sono stati pubblicati dati molto vicini in termini di efficacia al vaccino Pfizer.
In coda menziono il vaccino di Astrazeneca; un vaccino più “classico” dove è un adenovirus (il comune virus del raffreddore, in questo caso attenuato) a trasportare particelle virali di Sars-Cov2 nelle nostre cellule per stimolarne l’immunità specifica. I risultati sono buoni, con un’efficacia intorno al 70% ma soprattutto una risposta anticorpale particolarmente brillante negli over 70, proprio la categoria di pazienti più a rischio di complicanze in caso di contagio.
Una sperimentazione veloce, c’è chi è allarmato sul tema della sicurezza del vaccino: cosa dobbiamo sapere sulla possibile approvazione in Italia?
In realtà non c’è stata nessuna “sperimentazione veloce” per i vaccini anti Covid; nessuno di essi ha saltato le 3 fasi della sperimentazione necessari all’approvazione da parte degli organi di Farmacovigilanza competenti, e nessuna casa farmaceutica ne ha richiesto l’immissione in commercio prima di concludere gli studi di fase 3; nella storia , in diverse occasioni l’FDA e l’EMA i principali organi di Farmacovigilanza mondiali ha approvato l’utilizzo “in emergenza” di farmaci in assenza di studi registrativi ( dai primi farmaci per l’HIV nei primi anni 80, ma pensiamo anche all’idrossiclorochina per il COVID-19 largamente utilizzata nella prima ondata pandemica), ma questo non è successo per i vaccini.
Chi deve vaccinarsi?
A mio avviso devono vaccinarsi tutti. La vera questione è chi vaccinare prima; sicuramente il personale sanitario e la popolazione over 65, rappresentano le categorie più sensibili e hanno la priorità, anche perché è proprio l’immunizzazione degli anziani, dei medici e degli infermieri, che permetterà in tempi relativamente brevi di allentare la pressione sul nostro Sistema Sanitario. Gli ultimi saranno sicuramente i bambini, perché non abbiamo ancora dati di efficacia e sicurezza di questi vaccini sulla popolazione pediatrica.
Il vaccino sarà come quello antinfluenzale da ripetere ogni anno? Quanto si sa sull’immunità che potrebbe dare?
Non abbiamo ancora dati a riguardo, è plausibile che dovremmo fare dei richiami; in questo momento è cruciale che dia l’immunità necessaria ad abbattere la circolazione del virus e farci uscire dall’emergenza, e pare che questo sia scientificamente provato.
Chi è vaccinato non può ammalarsi, ma può trasmettere l’infezione? Se sì, come?
Anche questa è un’informazione che ancora non abbiamo; nei diversi studi registrativi abbiamo visto che pochi soggetti vaccinati hanno contratto successivamente il Sars-Cov2, ma nessuno di essi ha sviluppato la malattia (il Covid-19); si sono configurati dunque come “portatori sani”. Teoricamente questi ultimi sarebbero in grado di trasmettere il virus, ma non sappiamo se è cosi, e con quale percentuale di efficacia lo fanno. Notoriamente queste informazioni le ricaviamo dai cosiddetti studi di “fase 4”, cioè quelli post-commercializzazione del farmaco e potrebbero volerci anni per avere dati definitivi a riguardo.
Perché la vaccinazione è importante?
La vaccinazione è importante perché attualmente contro questo virus non abbiamo altre armi. Al momento lo stiamo arginando con le misure di distanziamento sociale e con le restrizioni che ben conosciamo, ma queste misure ci stanno facendo “vincere” piccole battaglie (a fronte di un numero elevato di vittime e un importante danno economico), ma non possiamo vincere la guerra; per quella serve o un farmaco diretto, attivo ed efficace al 100% (e non ne abbiamo), o l’immunità di gregge.
Con il vaccino, il virus sparirà? Qual è la soglia di vaccinati indispensabile per dimenticarlo?
La soglia di immunità necessaria al raggiungimento dell’“immunità di gregge” è diversa da malattia a malattia e in genere è più alta dove la contagiosità del virus è maggiore. È intuitivo, dunque, che servirà una percentuale altissima di immunizzati per debellare questo virus (teoricamente superiore al 95%). Per questo motivo almeno nei primi mesi, la vaccinazione di massa dovrà procedere di pari passo alle misure di distanziamento sociale e l’utilizzo dei DPI; solo in questo modo avremo la possibilità di abbattere la carica virale circolante ed uscire dall’emergenza anche con una percentuale di vaccinati inferiore.
Foto Getty